Immobili e transizione energetica #3
Se cambia il clima gli edifici che fanno?
La volta scorsa abbiamo concluso introducendo due concetti nuovi: l’edificio performante e la sua impronta ecologica.
Nuovi perchè ancora poco radicati nella nostra cultura abitativa che vede, come principali doti della nostra casa, le sue dimensioni e la vicinanza al centro urbano.
Poco importa se la qualità costruttiva è scarsa, gli impianti vetusti e, di conseguenza, abitarla produce un conto energia molto alto.
Nell’attenzione alle dimensioni e alla vicinanza al centro c’è il retaggio di secoli di cultura contadina prima, operaia poi, vissuti nella speranza di emanciparsi da abitazioni anguste, causa di eccessiva promiscuità fra i componenti della famiglia; flussi migratori di grandi masse inurbate (da contadine a operaie) e relegate spesso nelle periferie dei grandi centri urbani in quartieri dormitorio privi di servizi e luoghi di ricreazione. Epoche nella quali andare in centro era una festa, avere ciascuno la propria camera un sogno!
Cerchiamo di capire se quei retaggi hanno ancora ragione d’essere o se, al contrario, si possa produrre una cultura abitativa nuova, fondata su nuovi contenuti.
Come al solito contattateci se qualcosa non è chiaro.
Buona lettura!
Nuovo clima, nuovi bisogni abitativi
Da tempo ormai, nella grandi città, il clima estivo è insalubre: grande umidità e caldo soffocante sono la regola.
Negli ultimi anni, però, la situazione si è aggravata al punto che, in città, un alloggio privo di aria condizionata risulta spesso invivibile.
In provincia, cambia poco… giusto un pò di terreno traspirante in più a mitigare il caldo torrido.
Gli inverni, sempre più siccitosi e miti, si confrontano con costi dell’energia impazziti. Tariffe pompate da dinamiche di mercati globali spesso imponderabili e speculazioni delle quali, alla scala nazionale, non possiamo che essere vittime passive.
Se d’estate il caldo torrido e gli incendi possono certo definirsi eventi climatici estremi, d’inverno, alla stessa stregua consideriamo le bombe d’acqua, gli smottamenti e i neonati medicanes (uragani mediterranei). I vecchi inverni miti del mediterraneo cambiano volto tropicalizzandosi e mettono alla prova il tessuto abitativo del paese, nei grandi agglomerati urbani ma anche in provincia.
Il panorama descritto ci mostra quanto siano necessarie misure di riequilibrio del territorio che lo rendano più resiliente di fronte agli eventi estremi cui accennavamo.
Il tessuto naturale, nella gran parte del nostro territorio, deve essere potenziato, in molti casi addirittura ricostituito.
Le tessere di cui si compone, spesso devastate dall’incuria, vanno riconnesse in forma di sistema coeso, per limitare i danni di eventi eccezionali fino a ieri ma, oggi, molto frequenti.
Il tessuto edificato – reti viarie, edifici pubblici e privati – dovrà mostrare nuove doti di resistenza, fino a poco tempo fa considerate inutili.
Come accennato, nel nuovo concetto di performance edilizia, l’impronta ecologica di un edificio sarà il nuovo protagonista.
Un concetto nato alla metà degli anni novanta che ha assunto, con l’acuirsi del cambiamento climatico, sempre maggiore importanza.
La sua valenza è generale: coinvolge l’intero arco delle nostre attività ed è facilmente valutabile utilizzando una delle tante applicazioni disponibili sul web.
Noi l’analizzeremo dal punto di vista dell’edificio, partendo da una domanda: da cosa dipende l’impronta ecologica di un immobile?
Nel 1985 l’impatto delle nostre attività ha superato del 14% la bio-capacità planetaria (la terra non riesce ad assorbire la Co2 creata dalle nostre attività)
Alleggerire la nostra impronta ecologica dovrebbe essere interesse comune. La nostra condizione, come abbiamo visto, dal 1985 è progressivamente peggiorata.
Ciò nonostante facciamo tutti una grande fatica!
Non è facile rinunciare a qualcosa di ciò che abbiamo considerato, a torto o a ragione, benessere e progresso fino a ieri. Il cambio di mentalità, specie se non favorito dall’amministrazione pubblica, risulta di difficile attuazione.
Ma c’è una buona notizia: le rinunce sono davvero poche e, come vedremo, sono a ben vedere semplici ‘attenzioni’ a orientare i nostri comportamenti nella giusta direzione piuttosto che vere e proprie rinunce.
Vediamole in questo breve elenco!
1. Evitiamo materiali edili che utilizzano plastiche e additivi chimici.
Scegliamo materiali naturali, biodegradabili. Non è affatto detto che ciò si traduca in un maggior costo. I componenti edilizi CAM (criteri ambientali minimi) ad esempio, sono già un bel passo in avanti.
da sinistra calcestruzzo aerato-autoclavato; legno certificato FSC; isolante in lana e canapa
2. Scartiamo progetti che optano per forme inutilmente lunghe e sottili.
Chiediamo al nostro progettista il rispetto del ‘Fattore di Forma’ nel suo progetto. Un volume nel quale profondità e lunghezza sono simili (semplificando un pò) disperde meno energia e, quindi, ne richiede meno a parità di comfort.
la casa lineare è un esempio di edificio che disperde molto calore d’inverno e ne assorbe altrettanto in estate. Scegliendo tale impianto si parte svantaggiati.
3. Curiamo l’esposizione dell’edificio e i componenti isolanti l’involucro edilizio.
Costruiamo edifici impermeabili e … ‘massicci’, che traspirino ma nei quali, per le masse in gioco (spessore dell’involucro) e i materiali usati, non si infiltrino acqua, umidità e smog.
Un involucro massiccio offre un’inerzia termica maggiore: sia in estate che in inverno l’edificio tende a mantenere stabile il clima interno.
4. Sostituiamo i combustibili fossili con fonti di energia rinnovabile.
Se puoi finanziarlo acquista un campo fotovoltaico per il tuo immobile, altrimenti cerca fornitori che utilizzano fonti rinnovabili per l’energia che consumi.
Una strada per il futuro il consorzio tra abitazioni vicine per la creazione di piccole centrali fotovoltaiche di vicinato: quando un proprietario è assente la sua casa alimenta quelle dei vicini.
5. Poniamo attenzione alla scelta dei nostri elettrodomestici.
Scegliamo elettrodomestici e caldaie efficienti che siano in grado di dialogare, al meglio, col nostro campo fotovoltaico e che in generale ti facciano spendere meno quando li utilizzi.
Elettrodomestici e impianti efficienti: le pompe di calore ‘aria – acqua’ sottraggono calore all’aria fredda invernale che utilizzano per il tuo impianto di riscaldamento e la tua acqua sanitaria (cucina e bagno).
poche semplici attenzioni … un buon inizio per alleggerire l’impronta ecologica e, al contempo, la bolletta energetica di casa nostra.
Quanto detto per la casa – mutatis mutandis – vale anche per gli edifici pubblici o le sedi di aziende private: alleggerire l’impronta ecologica di un immobile significa consumare meno energia per le attività svolte al suo interno.
Con l’energia diminuisce anche l’inquinamento prodotto che, più facilmente, viene riassorbito dal metabolismo terrestre.
E’ possibile il cambiamento?
Siamo partiti da case grandi ed energivore e siamo arrivati a case forse un po’ più piccole e, complice lo ‘smart working’, lontane dal centro ma più solide, parche nei consumi e dotate di standard di comfort più elevati.
Ambienti un po’ più piccoli ma più confortevoli.
La strada verso il cambiamento, abbiamo visto, è meno impervia di quanto pensavamo. Poche le rinunce ed evidenti i progressi, in termini di comfort e risparmio energetico (e di quattrini naturalmente).
Il prossimo passo sarà toccare con mano un esempio reale.
Utile, infatti, capire i processi di efficientamento in generale ma ancor più utile, forse, verificarlo in una specifica realizzazione.
Vi mostreremo un progetto di efficientamento realizzato con obiettivi molto realistici. La ristrutturazione di un edificio esistente nella quale, come vedremo, la proprietà ha fatto i conti col budget a disposizione e, su quello, ha deciso i suoi obiettivi.
Siamo convinti che i risultati parleranno chiaro.